La Mobilità Sostenibile è un qualcosa che riguarda la nostra quotidianità, a maggior ragione se viviamo nelle grandi città. Per chi non lo sapesse esiste un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) che ha fatto i suoi esordi nel 2012. Si occupa di “soddisfare i bisogni di mobilità della popolazione, assicurare l’abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferico e acustico, la riduzione dei consumi energetici, l’aumento dei livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale, la minimizzazione dell’uso individuale dell’auto privata e la moderazione del traffico, l’incremento della capacità di trasporto, l’aumento della percentuale di cittadini trasportati dai sistemi collettivi e la riduzione dei fenomeni di congestione nelle aree urbane.” Tutto questo deve fare i conti con un “approccio partecipativo e integrato” e con un “esame dei costi e dei benefici dei trasporti”.
Inevitabile, parlando di Milano, considerare la città metropolitana. Inevitabile, oggi, rapportarsi ai cambiamenti imposti dal Covid-19. Un esempio semplice? Dal 24 gennaio Milano ha cambiato gli orari della città con l’obiettivo di rendere più “sicuri” gli spostamenti sul trasporto pubblico, evitando assembramenti agli studenti e a tutti i tipi di lavoratori: dipendenti pubblici e privati, liberi professionisti, commercianti, negozianti. Milano è una delle città all’avanguardia, nel mondo, nella mobilità urbana sostenibile, ed è in ottima compagnia con Berlino, Mosca, Auckland. Nelle città cosiddette “migliori” i cittadini si recano al lavoro lasciando a casa l’auto, preferendo in sua vece la bicicletta, i mezzi pubblici o la camminata. E’ un problema serio perché si tratta non solo di porre dei freni all’inquinamento e di evitare ingorghi di traffico automobilistico e umano, ma di avere una nuova visione del mondo che cambi radicalmente le nostre vite, rendendole qualitativamente migliori e, appunto, sostenibili.
Dunque è anche un problema di costi e di salute pubblica, oltre che di organizzazione. Uno studio del pre covid, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) indicava nel 92% l’elevata percentuale di chi vive in luoghi con la qualità dell’aria ben oltre i limiti della sicurezza, ovviamente con dati di salubrità insostenibile nelle aree metropolitane. Milano ha risposto approvando il PUMS nel 2019, cioè indicando le strategie per la mobilità della città metropolitana di Milano per i prossimi dieci anni, per ottenere un sistema di trasporti che riduca al minimo l’impatto ambientale, massimizzando l’efficienza, l’intelligenza e la rapidità degli spostamenti. L’obiettivo è fare in modo che gli abitanti non abbiano più bisogno di utilizzare la propria auto, riducendo in questo modo le emissioni di carburante organico di quasi un terzo. Parallelamente si spinge verso l’auto elettrica, ma ancor di più verso la sharing mobility, la mobilità condivisa, car sharing e bike sharing; e recentemente i servizi in città si sono allargati anche a motorini e monopattini, con l’idea di “sperimentare” attraverso veicoli come segway, hoverboard e monoruote.
Possiamo dire che Milano sta percorrendo la scelta green dell’elettrico, scelte che permettano al cittadino di muoversi senza inquinare. Ecco il perché delle piste ciclabili che tanto fanno infuriare gli automobilisti, ecco l’Area B oltre all’Area C, ecco l’eliminazione di tutti i diesel dalla città, l’incremento delle Zone 30, i monopattini, l’aumento dei mezzi pubblici. Anche se, forse, la soluzione ideale sarebbe un forte incremento delle linee metropolitane che non facciano solo servizio in città, ma anche fino ai Comuni limitrofi intorno a Milano. E una metropolitana circolare? Una sorta di circonvallazione in metro anche sfruttando la linea ferroviaria esistente. Risolverebbe gli spostamenti “radiali”, perché oggi se vogliamo andare in metropolitana da Cernusco sul Naviglio alla Comasina, devo prima passare per il Centro e poi cambiare per tornare in periferia, mentre sarebbe più utile unire le periferie con una linea a cerchio che racchiudesse in un anello tutte le altre linee della metro attualmente concentrica. Insomma, anche solo sondando un piccolo campione di intervistati, tutti vorrebbero più linee metropolitane. Sono rapide e non inquinanti. Rispetto a città come Londra, Parigi o Barcellona, siamo sempre stati vari passi indietro.