1.0_”Tagliamo la Testa al Toro”

Avviso: è un modo di dire... nessun animale è stato maltrattato durante la scrittura e neppure nella mia mente che lo ha inventato

Tagliamo la testa al toro io ho un problema ed è bene che ve lo dica subito, cioè voglio dire che è meglio sgombrare il campo così poi andremo via lisci e tranquilli perché ho avuto la fortuna di assistere a una apparizione della Madonna a Medjugorje, si dico sul serio, era la sera di sabato 10 gennaio 1987 e non so neppure io come possa essere accaduto fatto sta che mi trovavo lì con la maglietta intima di lana di mia madre tra le mani, fuori dalla sacrestia dico appoggiato a una porta di legno con i vetri e a un tratto si apre e ne esce Padre Slavko dietro i suoi occhialoni da cui mi guarda fisso… e io in italiano gli chiedo se posso entrare e in un attimo sono in ginocchio su di una panca di legno scuro con gli occhi bassi e senza mai avere il coraggio di alzarli, a qualche metro dai ragazzi in linea davanti al niente che pregano ma poi quel niente per me si trasforma per loro che piombano all’istante in simultanea in ginocchio e cominciano a muovere le labbra guardano tutti nella stessa direzione leggermente verso l’alto. Qualcuno piange dietro me, provo a voltarmi un paio di volte per vedere e capire chi possa essere ma a un tratto il collo mi si fa di marmo, immobile, come stretto in una morsa che mi impedisce di voltarmi e allora chino il capo e prego anch’io chiedendo perdono anche solo di quel mio stupido impulso umano di voler capire con la razionalità la grandezza di Dio.

Questo è ciò che ha cambiato la mia vita. Da allora dire che non sono stato più lo stesso sarebbe sciocco, la verità è che ho cominciato un cambiamento che non mi ha più lasciato ma, credetemi, l’essenza maledetta di cui siamo fatti e composti, sembra non lasciarci mai. Ho capito negli anni che anche i miracoli hanno bisogno di tempo perché nell’al di là il suo scorrere non esiste. L’istante e l’eternità sono la stessa cosa. Si cambia, ci si evolve, a piccoli passi e non tutti sempre in avanti, qualche passo all’indietro pare sia la normalità del cammino.
Torno indietro di un giro. Che cavolo ci facevo la sera di sabato 10 gennaio del 1987 davanti a una porta di legno con i vetri e la maglietta intima di lana di mia madre tra le mani?

Estate 1986 Cinque Terre Monterosso mia madre sta male a un tratto e si riprenderà solo dopo una bella fetta di monterossina la torta infarcita di paradisiaco cioccolato. Col senno di poi una crisi ipoglicemica, mancanza di zuccheri, diabete, dato da un terribile cancro al pancreas. Il giorno che lessi divorandole le sue analisi del sangue appena ritirate al San Raffaele nell’intento di scoprirla sana, scoprii che non importa avere tutti i parametri perfetti e un solo semplice e apparentemente innocuo e inutile dato fuori posto, perché l’amilasi oltre i 500 non va per niente bene. Iniziava il calvario per mia madre, iniziava per me la conoscenza di un terribile male che porta dolori insopportabili al limite dell’umano. Iniziava il cammino insieme, abbracciati e avvinghiati al Cristo Crocifisso, come una stampella a cui ci si poteva appoggiare per provare a rimanere in piedi sotto i colpi possenti e cinici del Male.
… (continua)